Come trasformare ciò che sembra un mucchio di letame in una miniera d’oro
AUTORE: Alessandro Mora
“Alessandro, vieni qui per favore. Voglio darti un feedback”
Ecco, se vent’anni fa avessi voluto spaventarmi e mettermi in uno stato di agitazione, queste sarebbero state le parole giuste. Per fortuna quei tempi sono passati quando ho compreso un’importante lezione.
Partiamo dall’inizio: perché le persone reagiscono spesso male ai feedback?
Semplice.
1. Perché non ne comprendono l’essenza e la funzione.
2. Perché non veniamo educati a darli in modo efficace.
Il feedback è un’informazione. Punto.
Non è positivo o negativo, è buono o cattivo e non è neppure giusto o sbagliato. È una semplice informazione che ti viene fornita dall’esterno.
Ovviamente può piacere oppure no, ma fattene una ragione perché non è questo il punto.
Facciamo un esempio: se guardo un barometro, lo strumento mi darà un numero che indica la pressione atmosferica. Da questo numero posso ricavare ad esempio delle informazioni utili per le previsioni del tempo.
Posso arrabbiarmi perché quel numero indica che domani ci saranno alte probabilità di pioggia e sono rovinati i miei piani per andare a fare un pranzo all’aperto.
Posso essere felice perché finalmente mi aspetto che arrivi una rinfrescata dal caldo afoso. Oppure semplicemente ne prendo atto e decido come prepararmi al meglio e rispondere alla circostanza nel modo più utile.
Un feedback è semplicemente un’informazione.
Come reagisci e ciò che ci fai dipende da te.
Rispondi a una semplice domanda: meglio conoscerlo quel numero oppure no? La risposta è senza dubbio SÌ. Quindi il feedback è sempre bene averlo.
«Sì ma Alle, alcune volte è meglio non sapere perché così non ci rimani male!». Dimmi ti prego che sei più evoluto di un pensiero di questo tipo… altrimenti non meriti di essere lettore di CoachMag ;-)
Facciamo un altro esempio visto che, con ogni probabilità, avrai a che fare con persone che la pensano in quel modo.
Preferisci che la tua auto ti segnali quando è in riserva di carburante e stai per rimanere a piedi oppure vorresti che la spia evitasse di lampeggiare così non ci resti male a sapere che tra poco sarai al freddo e al gelo da solo nella notte nuvolosa in una stradina di campagna?
E preferisci che l’auto te lo dica un chilometro prima di rimanere a secco, quando ormai l’unica cosa che ti rimane da fare è sperare, oppure che ti avvisi con un anticipo di 100 km così hai la possibilità di trovare un distributore?
Avere quell’informazione rappresenta un’opportunità.
Durante i miei corsi dico sempre alle persone: «se qualcuno ti dà un feedback, rispondi sempre GRAZIE». Grazie perché si è preso il rischio di essere mandato a quel paese (non sai mai come possano reagire alcuni!).
Poi deciderai tu cosa fare con quell’informazione: se implementarla perché ha dei buoni razionali oppure ignorarla perché la persona non ha idea di ciò che sta dicendo o non ha considerato tutti gli aspetti dal momento che non ha la visione d’insieme.
Ma almeno tu hai l’informazione. Il problema nasce quando prendiamo il feedback sul personale. Molti, esattamente come capitava a me vent’anni fa, vivono il feedback come un commento sulla loro persona. Pensano: “se mi sta criticando significa che non vado bene” e quindi entrano in uno stato di rifiuto.
E di conseguenza, visto che spesso c’è chi reagisce male a ricevere un feedback, molte persone provano disagio nel dare il feedback perché non vogliono far rimanere male l’interlocutore e quindi restano zitte. Insomma un cane che si morde la coda e tutti rimangono lì, a girare su loro stessi, senza prendersi l’opportunità di migliorare.
Allora ti do uno spunto per aiutarti a dare e ricevere feedback in modo più efficace.
Messaggio per quando dai feedback: prendi consapevolezza della differenza tra criticare un comportamento oppure l’identità della persona.
Dire «hai fatto una stupidaggine» oppure «sei stupido» sono due concetti completamente diversi.
E colpiscono due livelli logici molto differenti che un bravo Coach dovrebbe conoscere come le proprie tasche. Studia e preparati.
Dai feedback su comportamenti concreti: hai fatto x e ti ha generato y. Poi scegli:
a. Cosa è più utile fare la prossima volta in una situazione di questo tipo? Perché? (se vuoi che il Coachee ci arrivi da solo).
b. La prossima volta fai z perché bla bla bla (se invece gli stai dando strumenti dalla posizione dell’esperto).
Ovviamente il tono di voce, la comunicazione non verbale e l’intenzione devono essere sinceramente orientate al bene dell’altra persona che, altrimenti, percepirà il feedback come una critica personale e alzerà tutte le barriere possibili.
Messaggio per quando ricevi feedback: ricorda che è un’informazione. Magari data male. Ma è sempre e solo un’informazione potenzialmente utile. Fattene una ragione e, come dicono a Parma, tolasudolsa. Tanto starà a te scegliere di implementarla oppure no.