AUTORE: Lucia Giovannini
“Non ce la faccio più. Un giorno sembro la donna della sua vita, il giorno dopo mi ignora completamente. Non capisco perché si comporti così, eppure sono sicura che mi ama.
Non può essere altrimenti.
I segni sono evidenti. Non ci sono dubbi, non siamo solo colleghi… ma molto molto di più.”
Elisabeth mi guarda scuotendo la testa e i suoi riccioli biondi danzano creandole intorno una corona di luce. “Non so più cosa fare”, continua… “Sono disperata e confusa e questo influisce negativamente anche sul mio lavoro. Ecco perché sono qui.”
Un po’ confusa devo ammettere che lo sono anche io. Non ho ancora capito a chi si riferisca. Da quando si è precipitata nel mio studio, non ha smesso di parlare per un secondo. Per non interrompere questa sua condivisione, attendo con pazienza che prenda una pausa per deglutire… e finalmente il mio momento è arrivato!
“Come ti posso aiutare?”, le chiedo.
“Voglio mettermi insieme a Paul”.
“What?”, Cosa? Mi viene da chiederle.
“Il Coaching non serve ad aiutare le persone a raggiungere un obiettivo?”, continua imperterrita, forse vedendo la mia espressione totalmente disorientata. “Il mio obiettivo è Paul.”
Ora è il mio momento per deglutire. Una volta. Due. Tre.
Prendo un respiro. “P-Paul chi? Il Managing Director?”, non posso fare a meno di chiedere, sperando vivamente che la risposta sia negativa, visto che il Paul che conosco io ha moglie e 3 figli.
“Certo, chi altro?”, Elisabeth inizia ad agitarsi. “Ci hai visti insieme al corso che hai tenuto in azienda da noi il mese scorso giusto? Non siamo la coppia perfetta? Potresti pensare che Paul è il mio capo, è vero, ma lui è molto di più. È la mia anima gemella.”
“E… lui lo sa?”, mi viene da chiedere, mentre penso che Paul è un’anima gentile e premurosa con tutti e non mi è sembrato che lo fosse in modo particolare con lei.
“Questo è il problema, lui ancora non se ne rende conto. Ed è questa la causa dei nostri problemi. Lui non sa ancora di amarmi.”
“Ehm… Elisabeth… ti farò una domanda personale ma mi serve per capire meglio.
Voi… siete effettivamente insieme? Avete una relazione sentimentale già in corso o è una cosa che… che tu desidereresti?”
“Beh, non so come chiamarla… lui mi saluta ogni mattina con un grande sorriso, tranne nelle giornate no. Viene spesso nel mio ufficio, chiacchiera, mi chiede come sono andati i meeting della giornata e mi ascolta come non mi sono mai sentita ascoltata nella vita. In quei momenti sembra che esista solo io nella sua vita.
Diverse volte mi ha offerto il caffè. Mi ha invitato a pranzo per ben 2 volte nell’ultimo mese. Addirittura la settimana scorsa siccome pioveva mi ha dato un passaggio a casa. Non ti sembra abbastanza?”, chiede convinta.
“Per me sono chiari segnali che anche lui mi ama. Solo che ha paura di ammetterlo anche a se stesso. Ecco perché ho deciso di lavorarci con il Coaching. E ho un obiettivo molto chiaro: che lui si renda conto che sono la donna della sua vita.”
“Ah… uh… beh… quanto questo obiettivo riguarda te Elisabeth?”
“Al 100%. Riguarda la mia vita sentimentale”, risponde soddisfatta.
“Intendevo dire che il lavoro con il Coaching è bene che sia su di te Elisabeth, non su di lui. C’è solo una persona che possiamo cambiare e su cui abbiamo il 100% di potere. Siamo noi stessi. Perché un obiettivo funzioni, deve avere a che fare con noi stessi e con ciò che possiamo fare, internamente o esternamente noi…”
“Allora se una coppia in crisi viene da te per trovare un modo per restare insieme, li rifiuti perché l’obiettivo di uno riguarda l’altro?”, mi interrompe Elisabeth.
“Appunto una coppia che è già una coppia e viene insieme…”, inizio a spiegare.
“Beh io e Paul è come se fossimo insieme”, sbotta alzando leggermente la voce.
“Lo conosco meglio io che sua moglie. Conosco ogni variazione del suo sguardo, del suo umore. E lui mi ama, lo sento.
La settimana scorsa mi è caduta addosso una libreria in ufficio e lui mi ha persino accompagnata al pronto soccorso. Non è amore questo?”
“Dipende da che definizione diamo alla parola amore, Elisabeth”, rispondo cercando di fare appello a tutta la mia pazienza. Sicuramente Paul è una persona amorevole nei tuoi confronti, ma in che modo questo significa che lui voglia una relazione sentimentale con te? Perché piuttosto non gli chiedi apertamente cosa prova per te se vuoi chiarire ogni dubbio?”
“L’ho già fatto”, risponde con tono mesto.
“È stato un confronto orribile, umiliante. Mi ha detto che era spiaciuto per il malinteso, che stima molto il mio lavoro e che ci tiene che io sia felice, che certo, mi vuole bene come collega e come amica, ma che è innamorato di sua moglie. Ma io so che mentiva, ed è proprio questo che mi fa soffrire”, aggiunge mentre tamburella sul tavolo le unghie impeccabilmente laccate di rosso vermiglio.
“Ok, ho un’altra domanda per te. Questo obiettivo è etico per te, completamente in linea con i tuoi valori, con i vari aspetti della tua vita?”
“Certamente, l’amore è uno dei miei valori guida.”
Prendo qualche respiro assorta nei miei pensieri. Cosa le rispondo ora? Nel Coaching dovremmo davvero accettare qualsiasi obiettivo la persona ci porti? Io credo di no. Credo che se il nostro compito come Coach è quello di aiutare i clienti a diventare persone migliori, il nostro compito è anche quello di aiutarli a riflettere sulle conseguenze delle loro azioni per gli altri esseri viventi e per il mondo. Sto giudicando questa ragazza?
No. Elisabeth, come ogni persona, è sacra. È questo suo specifico comportamento e ragionamento che sono disfunzionali. Decido di esporre la cosa.
“Non trovi che non sia etico mettere un’altra persona, per di più non consenziente e già impegnata, nei propri obiettivi sentimentali? Come ti sentiresti se qualcuno avesse obiettivi come ‘voglio che Elisabeth si sposi con me’? oppure ‘voglio che Elisabeth cambi lavoro’? Non ti sentiresti manipolata?”
“Ma qui è diverso… come faccio a spiegarti?”, ora il tono di voce è quello di una bambina incompresa. “E poi è da tanto che sono sola… non ne posso più di abbassare i miei standard e svendermi a uomini che non c’entrano nulla con me. Non merito anche io una relazione duratura con un uomo che mi piace?”
“Elisabeth capisco che tu voglia lavorare sul tema ‘relazione’. E capisco anche che Paul ti piaccia. Nessuno di noi può sapere cosa succederà tra un mese, o un anno, due o tre. Ma intanto perché non usi la tua energia per ‘creare’ almeno interiormente la relazione che vuoi? Perché piuttosto che mettere Paul al centro del tuo obiettivo non lo usi invece come esempio di caratteristiche dell’uomo che vuoi?Se immagini il tuo partner ideale, quali sono le sue caratteristiche fisiche? Quali emotive? Quali mentali? Quali spirituali? Che interessi ha? Che passioni/hobby etc?
Questa consapevolezza ti permette di allargare le tue possibilità anziché restringerle solo a Paul, ti dà molta più chiarezza su ciò che vuoi veramente e non “svenderti”, in più, siccome i nostri partner sono i nostri specchi, puoi iniziare a sviluppare tu stessa quelle caratteristiche che ami in un partner in modo da ritrovare sempre più la completezza dentro te stessa.
Questo è un lavoro molto più funzionale e molto più etico.”
“Ok… ho letto una cosa del genere nel tuo libro… intendi dire che potrei fare la mappa della visione?”
“Beh, sì anche…”
“Bellissimo, mi piace molto! Sembra una cosa magica, due mie colleghe l’hanno fatta proprio seguendo le istruzioni del tuo libro e si è avverato tutto quello che avevano scritto.
Una ha avuto la promozione che voleva e l’altra è riuscita ad avere un bambino dopo tanti anni.
Sento che funzionerà anche per me…
Posso fare un collage di una foto mia vestita da sposa e di una di Paul e metterle al centro insieme in un cuore con scritto ‘insieme felici per sempre’?”