In che cosa consiste il lavoro del Coach? Voglio dire: che cosa si studia nelle Scuole per Coach? È la domanda che mi farei, e che rivolgerei al mio interlocutore, se io fossi una di quelle persone che, totalmente digiune di Coaching, si imbattono in una della più comuni (abusate?) “Grandi Frasi del Coaching”: “io non ti insegno nulla, perché il tuo mestiere lo conosci tu: sei tu l’esperto di ciò che fai”. Ohibò… e allora in cambio di che cosa dovrei darti i miei soldi, caro Coach? In che cosa sei esperto, tu?
La risposta colta è: il Coach è l’esperto del processo. Detto che si capisca: il Coach è quello che sa quale stimolo dare, quando e come, così che ne venga fuori qualcosa di utile per avvicinarti all’obiettivo che ti sei dato. Quella cosa lì, che è esplorazione, analisi, ricerca, riflessione, pianificazione, sperimentazione, revisione e altre faccende del genere, quella cosa lì è “il processo”, e di questo è esperto il Coach. A prescindere dall’argomento di cui stiamo parlando. Ma è proprio così: a prescindere? Sì. Ma anche no. Giacché in questi anni di professione mi è capitato di sentire tutto e il contrario di tutto.

Sono parecchie le cose in ballo, ma quella che ci interessa qui è la differenza tra Coaching e consulenza (e formazione), che non sempre i clienti hanno chiara. È, in altri termini, la differenza tra contenuto e processo: e poiché siamo tutti figli di una plurisecolare tradizione scolastica, educativa e formativa basata sul trasferimento di contenuto, un’attività che sia invece centrata sul processo risulta tutt’altro che immediata da concepire e metabolizzare. È dunque infinitamente più probabile che il cliente associ il concetto di “esperto” al contenuto, e si aspetti l’ennesimo istruttore nel merito delle cose da fare. Il Coach è perfettamente cosciente di non essere un istruttore in quel senso, ma c’è un terzo fattore: oltre al processo e al contenuto, c’è “il settore”. Il territorio in cui vive il cliente. Il contesto. Life, sport, business… e poi la specifica disciplina sportiva, lo specifico business, lo specifico ruolo…
Il cliente è l’esperto del contenuto, il Coach è l’esperto del processo. È fondamentale che il Coach sia esperto anche del contesto? O è solo qualcosa che aiuta, ma non è necessario perché in fondo il processo è sempre lo stesso in ogni contesto? O è qualcosa che ostacola perché espone al rischio di proiezioni personali, cioè di fare in realtà formazione o consulenza laddove si dichiara che si sta facendo Coaching?
Spero, caro lettore, che tu non stia aspettando una risposta. Perché io mica ce l’ho, una risposta: sono soltanto un Coach, io. L’esperto sei tu.
(Mattia Rossi, Coach e contributor CoachMag)