AUTORE: Elisa Scagnetti
CoachMag n. 64
“Ciao, piacere, sono la tua motivazione.
So che mi aspettavi per metterti finalmente a fare cose che rimandi da sempre ma che sai che dovresti fare, adesso ci sono io qui con te e vedrai che facciamo il botto!”.
Quanto ci piacerebbe funzionasse così?
Dimmi la verità! E invece no!
Un mio mentore una volta mi disse: tanto bella la Motivazione, ma il vero segreto sta nel resistere, nel continuare a fare le cose anche quando la motivazione si è affievolita.
Oggi, a distanza di diversi anni e diversi studi, aggiungerei: bisogna resistere proprio per permettere alla motivazione di tornare!
Sappiamo che non è la motivazione a condurci al successo, ma i piccoli successi quotidiani a generare in noi una motivazione costante e a farci raggiungere i nostri obiettivi.
Infatti, in un mondo come il nostro, governato da causa-effetto, la motivazione è il risultato del processo, non la causa.
La motivazione non dipende da un’ispirazione improvvisa, da un risveglio spirituale, da un talento inaspettato, bensì da processi chiari e ripetibili.
Di recente ho tenuto una formazione sulla leadership inclusiva e sono arrivata a concludere che l’unico tratto che accomuna davvero tutti i leader efficaci è proprio la motivazione, ma vista come la capacità di gestire se stessi in modo da muovere le proprie emozioni positive al fine di proiettarsi verso un obiettivo.
Un leader, quando è motivato, vuole fare e dare di più di quanto gli viene richiesto, andare oltre le aspettative proprie e degli altri.
Quando si parla di motivazione mi torna sempre in mente l’esempio di Stephen King che nel suo famoso libro “On Writing, autobiografia di un mestiere” racconta di dedicarsi alla scrittura tutti i giorni (Natale, compleanno e 4 luglio compresi), dalle 8 alle 13 o, comunque, finché non ha scritto almeno 2000-2500 parole, tutti i giorni, anche quando è festa, anche quando non ha voglia, anche quando la motivazione non c’è, perché -ripeto- la motivazione è il frutto di azioni quotidiane e persistenti, di una mentalità orientata alla resistenza che va allenata.
Ma cos’è la motivazione in un mondo come quello dei nomadi digitali: sempre connessi e con una vita in continuo cambiamento?
Per darti questa risposta devo prima introdurti il concetto di YOLO.
Forse ne hai già sentito parlare in questi anni: YOLO è l’acronimo di “you only live once” traducibile, letteralmente, in italiano come “tu vivi solo una volta”, a volte tradotto in “si vive una volta sola” o “si vive solamente una volta”.*
Si parla molto di Yolo Economy quando si tratta il tema del bisogno di cambiamento di molti professionisti, nato soprattutto durante e dopo la pandemia, proprio come risposta a un bisogno di chi da anni lavora in azienda e che ha iniziato a provare il bisogno di riappropriarsi di un sano equilibrio vita/lavoro, decidendo così di cambiare totalmente il proprio stile di vita, licenziarsi e mettersi in proprio (e spesso anche in viaggio).
Per i Coach e Formatori, ma anche per i professionisti di qualsiasi settore, che hanno deciso di mettere sotto una nuova luce il loro concetto di lavoro e qualità della vita, la motivazione non ha tanto a che fare con la produttività o con il fatturato, non è una attività performativa, nella quale vince chi arriva primo, bensì vince chi “arriva meglio”: in uno stato psico-fisico di qualità e in cui regnano concetti quali “la qualità è più importante della quantità” e “Less is more”.
La motivazione per noi nomadi digitali e, sono certa, non solo, ha a che fare con il divertimento, ha a che fare con l’entusiasmo, ha a che fare con la voglia di fare e con la voglia di sapere e vedere che quello che facciamo porta vantaggi a noi e al mondo.
In conclusione possiamo dire che sono proprio l’entusiasmo, il divertimento e la voglia di fare che ci portano a esercitare quella costanza e resistenza che ci permetteranno di raccogliere i frutti di tanto lavoro e sarà allora che, vedendo quei risultati, daremo nuovo slancio alla nostra motivazione per continuare a lavorare con costanza e resistenza, spinti dalla voglia di divertirci facendo le cose belle che stiamo facendo.
Non si tratta di trovare la motivazione, ma si tratta di coltivare il pensiero creativo: smetti di pensare alla motivazione, e concentrati su ciò che ti diverte fare, su ciò che Neale Donald Walsch chiama “l’unica cosa che conta”.
Cosa ti emoziona? Cosa hai voglia di fare?
Qual è il tuo obiettivo non di fatturato, ma di dono e bellezza per il mondo? Nelle risposte a queste ultime domande troverai la tua motivazione!
*Fonte Wikipedia.